Questo scritto racconto pensiero emozione nasce da un venerdì sera programmato in settimana, quando delle persone invitate a mangiare da noi, hanno proposto un incontro di pesce in un localino tranquillo. Il programma era quello di fare una passeggiata, prima in zona e, quindi poi, raggiungere il ristorante a piedi.

Le persone invitate al nostro tavolo della mia “zona di comfort” davano un tocco di vitalità a quelli che erano giorni un po’ piatti e di quasi sola tensione poco gradevole. Quel momento si rivelava essere un piccolo regalo, un respiro d’aria, qualcosa di diverso.

Mentre eravamo a tavola mi accorgevo che, nel mio mondo solitario fatto di tanti pensieri e parole rivolti a me, nella mia mente, ero di poche parole; ascoltavo e mangiavo. Ricercavo in ogni boccone una sorta di sollievo, qualche pennellata di un bel dipinto da creare.

In questo contesto la proposta del venerdì sera mi sembrava una buona idea, qualcosa che avrei voluto e potuto affrontare per tirarmi un po’ fuori dalla monotonia e, per ripetere la serata in compagnia. In fondo il ristorante non era lontano anche se c’erano una ventina di minuti in macchina da percorrere.

La settimana proseguiva accompagnata dai primi caldi afosi e, man mano che si avvicinava il venerdì, potevo percepire una certa tensione dell’aver preso tale impegno e del sapere che, tutti avevano, in qualche modo, i fari di attenzioni puntati su di me perché esco poco e spesso potrebbe capitarmi di disdire la mia presenza. Quando ciò avviene solitamente devo combattere con il giudizio e l’insistenza delle persone che mi dovrebbero essere vicine. Dovrebbero perché siamo vicini ma anche distanti allo stesso tempo dai due lati fisici ed emotivi; spesso la sola vicinanza materiale non comprende anche quella dell’anima e della sintonia.

Arrivato il venerdì la tensione si percepiva, non fortissima ma ero in dubbio sul da farsi. Avrei potuto recarmi sul posto di incontro con la mia macchina (evitando così il disagio di sentirmi trasportato sotto il controllo di altri) ma, il tempo era incerto e, temevo il rischio di grandinate! Non avevo poi tutta questa voglia di mettermi alla guida!

Spesso il ristorante e la tavola sono il punto di incontro tra amici ma, per chi vive in una dimensione complessa ed emotiva come la mia, può facilmente essere fonte di disagio! La paura più grande? Non riuscire a tirarsi indietro dall’evento o sentirsi male durante l’evento.

Lo spostarsi, il muoversi fuori dal proprio controllo, il traffico e la pazienza che richiede, l’ambiente ristretto dell’automobile che affronta curve, accelerate e frenate e poi le energie percepite una volta varcata la soglia di un ristorante ignoto che ancora non conosco. Tutto questo è capace di creare un percettibile disagio.

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